Intervista con Francesco Mutti

Intervista con Francesco Mutti, CEO dell’azienda Mutti

Intervista di Raffaele Jerusalmi

Mutti è un’azienda con più di 100 anni di storia. Come si è trasformata da quando siete voi al timone?

Io ho assunto la carica di Amministratore delegato di Mutti nel 1994. La trasformazione dell’azienda coincide con la scelta, risultata poi vincente negli anni, di provare a cambiare il paradigma di un settore “antico” che vedeva nel prezzo l’unica leva di crescita e di sviluppo. Noi abbiamo affrontato il tema esattamente dal punto di vista opposto, guardando a come ottenere un prodotto sempre migliore da tutti i punti di vista, partendo in primis dalla qualità della materia prima che paghiamo ai nostri conferitori a un prezzo superiore rispetto al resto del mercato, proseguendo con un’attenzione particolare all’innovazione e con una spiccata sensibilità ai temi della sostenibilità ambientale. In sintesi abbiamo costruito una marca distintiva, unica, oggi leader in Europa, in un settore che tende, tradizionalmente, a trattare il pomodoro come una commodity. 

Quali sono le maggiori opportunità per la vostra azienda nei prossimi 5-10 anni? Pensiamo ad esempio al cambiamento climatico, quali sono le sfide per l’agricoltura e le possibili soluzioni?

Inizio con il distinguere le opportunità dalle sfide. Le opportunità per noi oggi le vedo, per esempio, nella dimensione aziendale che abbiamo raggiunto e che ci permette di fare investimenti in sostenibilità, ricerca & sviluppo, qualità del prodotto e nuove frontiere sempre più importanti che possono consentire un’accelerazione di quello che è il percorso consolidato dell’azienda. Le vedo inoltre nella forte riconoscibilità da parte dei consumatori del brand Mutti, della sua qualità distintiva ormai affermata in tutta Europa e che guarda con un approccio sempre più intenso verso gli Stati Uniti.La grande sfida invece riguarda senza dubbio la sostenibilità, che non può essere però una battaglia portata avanti da pochi volenterosi. Oggi occorre un cambiamento di mentalità radicale.Vedo anche una sfida/opportunità ed è quella del cambiamento dei consumi che nel nostro settore avviene solo parzialmente. Mi spiego meglio: la scoperta della materia prima mantenuta per il periodo invernale che conserva tutta la ricchezza del pomodoro estivo coltivato a pieno campo è in linea con un concetto di qualità e di gusto a oggi presente sul mercato; ma vedo sempre di più consumatori orientati verso un’immediatezza di utilizzo e per questo stiamo investendo in un percorso sempre più allargato di innovazione che va dai nuovi pesti alle zuppe fresche, fino al ragù vegetale. La nostra azienda ha abbandonato da anni l’utilizzo di carne e pesce in qualità di materie prime, quindi siamo esclusivamente vegetali, al netto del formaggio in alcune preparazioni.Venendo alle sfide per l’agricoltura, queste sono enormi e la prima ragione risiede nel fatto che siamo 8 miliardi di individui con grandi necessità crescenti e con una fetta importante del mondo che non ha ancora soddisfatto in modo pieno alcune delle esigenze di base. Questo rischia di depauperare con grande facilità il pianeta. Occorre porre la massima attenzione affinché le sfide della sostenibilità vengano correttamente e concretamente comprese; affinché non si rincorrano delle soluzioni semplici e veloci che non tengano in considerazione l’equilibrio tra il mantenimento di un habitat naturale e la necessità di coltivare cibo a costi ragionevoli per grandissimi volumi.

Nel tempo come è cresciuta l’internazionalizzazione dell’azienda e dei vostri clienti? Quali paesi sono stati maggiormente coinvolti? Come vedete questo trend nel futuro? 

L’export di Mutti è sempre stato significativo ma dalla fine degli anni 90 fino al 2008 l’azienda è stata molto impegnata a guadagnarsi un ruolo di primaria importanza in Italia in quanto questo non è solo il nostro Paese d’origine ma è anche la patria del pomodoro e del cibo di qualità. Dopo essere diventati leader in Italia, dunque, abbiamo intensificato in modo importante quello che era stato fino ad allora il nostro sforzo di internazionalizzazione. Oggi oltre il 50% dei nostri volumi vanno oltre il confine e i tassi di  crescita in questi Paesi sono assolutamente strabilianti. Ma la cosa che più ci gratifica è che questo avviene mantenendo un crescita costante anche nel mercato italiano, perché il consumatore scopre sempre di più come con poche decine di centesimi in più possa ritrovare un’eccellenza nel piatto. 

Quale è la vostra visione sul futuro del vostro business?

La mia visione sul futuro del business è che assisteremo sempre di più a una maggiore concentrazione, perché la frammentazione non permette di lavorare su quegli elementi che oggi sono di fondo e che vanno dalla sostenibilità alla ricerca e sviluppo, dalla capacità di potersi differenziare a quella di innovarsi, non fosse altro che per fare una corretta competizione sul prezzo. Questo è un settore “antico” ho detto in apertura di intervista, e ciò si traduce in aziende molto spesso non al passo con i tempi e che, confrontandosi con una distribuzione organizzata che ha dimensioni sempre più soverchianti, difficilmente saranno in grado di soddisfare le richieste e la maggiore complessità che si sta via via delineando.

 

 

L’azienda Mutti, storica azienda di Parma, è leader in Europa nella lavorazione del pomodoro

É il 1899 quando Marcellino e Callisto Mutti danno avvio alla prima campagna di trasformazione del pomodoro. Da allora, facendo leva sui valori chiave di qualità e tradizione italiana assieme al rispetto per la filiera e il territorio, la famiglia Mutti si dedica esclusivamente al pomodoro 100% italiano, realizzando concentrato, passata e polpa di pomodoro, prodotti che oggi sono apprezzati in tutto il mondo.

Oggi il Gruppo Mutti, con 120 anni di storia, è leader in Europa nel mercato dei derivati del pomodoro ed è presente in 100 Paesi al mondo, con un fatturato netto nel 2021 di 484 milioni di euro. I volumi realizzati dal Gruppo Mutti nel 2021 hanno raggiunto le 685.000 tonnellate, dati in aumento rispetto all’anno precedente (580.000 tonnellate nel 2020).

Sempre nel 2021 i volumi export hanno superato quelli di vendita italiani a seguito di una crescita a doppia cifra ogni anno.

Montechiarugolo (Parma), è la sede storica e commerciale del Gruppo che si è man mano ampliato per poter rispondere a tutte le esigenze di gusto. Nello stabilimento di Fiordagosto di Oliveto Citra (SA) si trasformano invece le specialità tipiche del Sud Italia, come il pomodoro lungo e il ciliegino. Infine, nel novembre 2017 Mutti ha acquistato lo stabilimento CO.PAD.OR di Collecchio, costituendo prima la nuova società Pomodoro 43044 Srl fusa per incorporazione poi a Mutti SpA dal 1° gennaio 2021.

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