Innovazione e agritech

Innovazione e agritech: riconciliare risorse finite e sicurezza alimentare con la crescita esponenziale della popolazione

L’attuale sistema alimentare e l’aumento demografico mettono a dura prova le risorse naturali del pianeta. Ma la diffusione delle pratiche di agricoltura rigenerativa, la tecnologia, l’intelligenza artificiale, possono aprire nuove prospettive per l’agricoltura. Siamo già nell’era del foodtech, ecco dove ci porterà il futuro della produzione sostenibile e circolare

Secondo le stime della FAO, nel 2022 intorno a 700milioni di persone hanno sofferto la fame. Pari a poco meno del 9% di una popolazione mondiale intorno agli 8miliardi . Nel 2037 la popolazione mondiale supererà i 9 miliardi. Più persone da sfamare in un pianeta le cui risorse sono sempre più sotto pressione: un mix che richiede soluzioni innovative e sostenibili. È questa l’unica strada percorribile per garantire la sicurezza alimentare, obiettivo inserito dall’ONU nell’Agenda 2030. Per farlo serve un incremento della produzione del cibo e, di pari passo, una riduzione decisa degli sprechi.

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Agritech, agricoltura 4.0, Foodtech sono ormai termini entrati nelle agende dei governi, come dimostra l’adozione della strategia europea Farm to Fork. Una delle chiavi per vincere la sfida della sicurezza alimentare è infatti la tecnologia, e il settore agricolo sembra aver compreso le potenzialità di big data, intelligenza artificiale e innovazione in senso più ampio. Sul lungo termine, l’applicazione dell’intelligenza artificiale sull’intera filiera agricola porterà a produzioni più efficienti, qualità più alta e riduzione degli sprechi. Secondo l’Osservatorio Smart Agrifood condotto dalla School of Management del Politecnico di Milano, entro il 2027 il mercato mondiale dell’agritech raggiungerà un valore di circa 30 miliardi di euro. In Italia il fermento del settore è certificato dai 2 miliardi di giro d’affari toccati nel 2022, con una crescita del 31% rispetto al 2021, e dal 96% degli imprenditori agricoli che, secondo una ricerca commissionata dal Gruppo Vodafone e condotta da Savanta ComRes, prevede di investire in strumenti digitali.

Trattori intelligenti guidati da sistemi GPS durante la semina, sensori smart, droni per l’agricoltura di precisione. Il futuro si chiama smart farming ed è già tra noi. In alcuni casi siamo di fronte a un cambio completo di prospettiva, come per l’agricoltura sintropica, che mira a invertire il processo di degrado del suolo e delle risorse idriche, o per l’idroponica.

La rivoluzione tech e smart fa ormai parte dell’agricoltura e si sta diffondendo in tutto il mondo, pur con priorità e obiettivi diversi. Nei Paesi in via di sviluppo, per esempio, favorisce l’incremento dell’automazione sfruttando al massimo i pochi mezzi disponibili, come nel caso di un’applicazione ideata in Kenya che mette l’agricoltore in contatto con il trattore più vicino disponibile per il noleggio. Nel mondo occidentale il miglioramento costante degli algoritmi di apprendimento dei software viene sfruttato principalmente per aumentare la capacità di fare previsioni sulla salute delle colture. L’Italia, uno dei Paesi di riferimento per l’innovazione nel mondo agritech, sta facendo passi da gigante nell’ambito della fitoiatria, lo studio delle patologie delle piante. Un’azienda toscana, per esempio, ha realizzato un software dedicato ai viticoltori che raccoglie dati climatici attraverso centraline meteo e, con l’utilizzo dell’IA, è in grado di prevedere l’insorgenza di fitopatologie nei vigneti. Sempre dall’Italia arriva un sistema che sfrutta un algoritmo di machine learning per il monitoraggio degli insetti fitofagi nelle coltivazioni e consente di intervenire in maniera mirata sulle porzioni di terreno che ne hanno effettivamente bisogno, riducendo così l’uso di pesticidi e l’inquinamento.

Questi sistemi basati sulla raccolta di grandi quantità di dati, elaborati e strutturati da algoritmi sempre più potenti e poi messi a disposizione di software che sfruttano l’intelligenza artificiale, permettono di ottimizzare la produzione e accorciare filiere produttive che hanno mostrato segni di fragilità. Altre soluzioni consentono di sfruttare l’Internet of Things per monitorare il benessere delle coltivazioni, oppure per ricavare acqua dall’umidità presente nell’aria, riducendo così lo sfruttamento delle falde acquifere. A livello globale, uno degli utilizzi più interessanti dell’intelligenza artificiale nel settore agricolo riguarda l’ispezione della qualità dei cereali: grazie alla maggiore efficienza, l’IA consente di individuare potenziali presenze di funghi o di materiali estranei, eliminando possibili sprechi e aumentando la sicurezza delle forniture.

Insieme alla tecnologia, una delle pratiche agricole che offre un potenziale significativo nel combattere la fame nel mondo nel lungo termine è l’agricoltura rigenerativa. Questo approccio alla coltivazione innovativo, ma antico allo stesso tempo, non solo mira a incrementare la produzione alimentare, ma anche a ripristinare e migliorare la salute dei suoli agricoli. Attraverso l'uso di tecniche come la rotazione delle colture e la gestione sostenibile delle risorse idriche, l'agricoltura rigenerativa promuove la resilienza delle coltivazioni, riduce la dipendenza da pesticidi e fertilizzanti chimici e contribuisce a catturare il carbonio atmosferico nei terreni. Ciò non solo aumenta la produttività a lungo termine, ma aiuta anche a proteggere le risorse naturali fondamentali per l'agricoltura. Inoltre, le pratiche di agricoltura rigenerativa spesso coinvolgono le comunità locali e promuovono la diversificazione delle colture, fornendo una gamma più ampia di alimenti e riducendo la dipendenza da monoculture. 

Negli ultimi anni la crisi della sicurezza alimentare globale si è aggravata. Noi di Pictet riteniamo che la nutrizione sia un trend di lungo respiro capace di offrire numerose opportunità d’investimento lungo l’intera catena di valore.

Se produrre cibo in maniera più efficiente è un obiettivo chiave altrettanto importante è la riduzione degli sprechi alimentari e la ricerca di  un approccio votato alla circolarità sia nella produzione del cibo che in tutta la catena del valore. Ancora una volta l’Italia si pone all’avanguardia anche in questo settore, come dimostra l’azienda emiliana che ricava farine alimentari innovative da sottoprodotti e scarti alimentari, come le bucce d’arancia o di pomodoro. Con un approccio simile un’azienda torinese ha reso il pane invenduto una risorsa, nello specifico per produrre birra artigianale (“il pane non si spreca, si beve”), mentre dal pastazzo (lo scarto della spremitura degli agrumi) una startup siciliana è riuscita a ricavare un filato apprezzato da marchi della moda come Ferragamo. E all’estero, in Finlandia per l’esattezza, c’è anche chi produce sneakers usando gli scarti del caffè: per un paio di scarpe bastano 150 grammi di fondi di caffè e sei bottiglie di plastica riciclate.

Riutilizzare è la parola d’ordine, ma c’è anche chi è andato oltre, riuscendo a ideare un packaging commestibile. È il caso di Ooho, un’alternativa alla plastica realizzata con le alghe: nata per contenere liquidi da distribuire durante le maratone, sta conquistando fette di mercato sempre più importanti. Il packaging scompare definitivamente grazie al natural branding. Frutta e verdura vengono marchiati direttamente sulla buccia con un laser che non ne intacca minimamente la qualità e la commestibilità: oltre a eliminare la plastica, questo procedimento riduce gli sprechi alimentari. 

Il packaging realizzato con scarti di coltivazioni agricole è un’opportunità anche per le aziende, vista l’avversione dei consumatori per involucri inquinanti e non riciclabili. Lo studio sui materiali ha portato alla creazione del Mycelium, un materiale innovativo molto simile al polistirolo, ottenuto attraverso un avanguardistico processo di bioingegneria che prevede l’applicazione delle ramificazioni filamentose di origine fungina e di agenti leganti a qualsiasi tipo di scarto agricolo. Come sappiamo, eliminare le microplastiche che ormai infestano i mari è difficile. Ma grazie a ritrovati come il PHB, un polimero organico prodotto dai microrganismi in diversi contesti naturali, che sta trovando applicazioni interessanti nel settore food, non è impossibile.

Negli ultimi anni l’agritech ha compiuto passi avanti, ma le opportunità di crescita non si sono esaurite. Ecco perché Pictet Wealth Management ha deciso di creare un Nutrition Club dedicato agli imprenditori del settore per offrire loro la possibilità di avere uno scambio di idee, fare networking e intravedere nuove prospettive.
— Alessandra Losito, Head of Pictet Wealth Management Italy

Tecnologia, sostenibilità e circolarità sono le chiavi per l’agricoltura 4.0 che punta a sfamare il pianeta. Dalle sfide apparentemente più difficili possono nascere le opportunità più grandi, e le possibilità per raggiungere questo ambizioso obiettivo non mancano.

 

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Il presente documento è stato pubblicato da Bank Pictet & Cie (Europe) AG, Succursale Italiana, società autorizzata e regolamentata dalla Bundesanstalt für Finanzdienstleistungsaufsicht (BaFin), dalla Consob (Commissione Nazionale per le Società e la Borsa) e dalla Banca d'Italia. Qualsiasi investimento comporta dei rischi, tra cui il rischio di non recuperare l'intero importo inizialmente investito.

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