Il «grande trasferimento di ricchezza»

Il «grande trasferimento di ricchezza», specchio di una società in profonda trasformazione

È in atto un trasferimento di ricchezza senza precedenti tra i baby boomer, nati dal 1946 al 1964, e le generazioni successive (generazione X, millennial e generazione Z). Le proporzioni di tale fenomeno che entro il 2045 dovrebbe raggiungere gli 84 000 miliardi di dollari sono dovute all’aumento dell’aspettativa di vita e a decenni di crescita economica e di accumulo di capitali.

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Per poter realizzare questo gigantesco passaggio del testimone le famiglie e i loro consulenti devono ripensare, alla luce delle dinamiche attuali, la pianificazione successoria basata sul classico approccio prevalentemente “top down”.

Le nuove generazioni considerano la ricchezza in un’altra prospettiva che coniuga coscienza sociale e responsabilità ambientale. Tendono inoltre ad avere un rapporto diverso con la sfera privata e a preferire l’incisività alla discrezione. In particolare, ci sono ereditieri che si interrogano pubblicamente sulla legittimità del patrimonio di famiglia o rimettono in discussione la capacità di influenzare gli altri che ne deriva, come Marlene Engelhorn, nipote del fondatore dell’azienda chimica BASF, che invoca una riforma del sistema fiscale per le famiglie facoltose, o Aileen Getty, nipote del magnate del petrolio J. Paul Getty, che finanzia gli attivisti ambientali con donazioni milionarie. Stando a un sondaggio commissionato di recente da Fast Company negli Stati Uniti, nella società intesa in senso lato un terzo dei millennial sostiene la necessità di fissare un “tetto massimo” alla ricchezza. È un’idea da cui traspare una visione generalmente più positiva del principio di redistribuzione economica e che fa di questa generazione un’eccezione: in nessun’altra fascia di età ha suscitato un così ampio consenso.

Per far nascere una coesione intergenerazionale è necessario avviare un dialogo franco e creare progressivamente con i membri della famiglia una vera e propria “squadra” in cui ognuno possa fornire il proprio contributo nella misura che preferisce, mettendosi al servizio di un progetto comune.
— Honora Ducatillon, Head of Family advisory

L’evoluzione dei valori nonché del contesto economico e sociale influenza sia il modo in cui il patrimonio viene percepito che quello di gestire il suo trasferimento. Non si tratta solo di evitare i conflitti generazionali, ma soprattutto di dar vita a un nuovo modello di coesione familiare. Se il divario intergenerazionale non costituisce parte integrante della riflessione e del dialogo, le apparenze vengono senz’altro salvate, ma è un gioco a somma zero: la generazione al comando opera sulla base di presupposti talvolta erronei e quelle successive svolgono un ruolo passivo fino a quando non arriva il loro “turno”. Il classico schema in cui un personaggio chiave della famiglia è in possesso di tutte le informazioni ed esercita il controllo sul patrimonio fino alla sua morte è sempre più difficilmente immaginabile con le nuove generazioni abituate ad avere voce in capitolo che non si riconoscono più nei rapporti unilaterali e gerarchici. Da un punto di vista sistemico, tale schema presenta inoltre il grave inconveniente di far regredire allo stato “infantile” gli altri parenti e di scatenare, quando viene meno, un cataclisma dagli effetti spesso devastanti perché nessuno ha le conoscenze e le competenze necessarie a gestire il patrimonio di famiglia in maniera responsabile.

Per far nascere una coesione intergenerazionale è necessario avviare un dialogo franco e creare progressivamente con i membri della famiglia una vera e propria “squadra” in cui ognuno possa fornire il proprio contributo nella misura che preferisce, mettendosi al servizio di un progetto comune. I genitori devono coinvolgere gradualmente i figli nell’ecosistema familiare per aiutarli a instaurare un rapporto sano con quest’ultimo e a trovare un senso che vada al di là della ricchezza. I futuri eredi devono conoscere la propria storia e le loro radici e al tempo stesso formarsi per poter avanzare proposte costruttive e indirizzare il patrimonio di famiglia verso le industrie di domani.

Le soluzioni migliori nascono da un confronto tra generazioni in cui si rispetti e si ascolti ogni singolo individuo. Abbandonando i giudizi precostituiti, grazie a questo scambio si potranno porre le premesse di un futuro all’insegna di una solida collaborazione tra generazioni.

 

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