Da imprenditore a investitore: l’esperienza italiana della riallocazione delle risorse
Per gli imprenditori, la vendita di una impresa costituisce un importante cambiamento a livello umano e professionale. Sul piano personale, la vendita può essere un viaggio emozionale che apre nuove inizi e nuove prospettive.
Su quello professionale, l’uscita segna una transizione nel ruolo dell’imprenditore - da titolare di impresa a investitore istituzionale. Una vendita genera un cosiddetto «evento di liquidità», in cui il capitale accumulato nell’impresa viene liberato e diviene investibile. Questo svolge una funzione economica importante: mentre l’attività cambia proprietà, il capitale realizzato diviene disponibile per l’investimento in nuove idee e progetti.
In Italia, circa 300 miliardi di euro sono stati liberati da eventi di liquidità nel periodo 2013-2022, come evidenziato in una analisi di Pictet Wealth Management in collaborazione con la School of Management del Politecnico di Milano (POLI MI ).
Almeno 2365 eventi di liquidità - la vendita totale o parziale di una impresa - sono stati individuati in quel periodo di 10 anni e, per le 1055 transazioni di cui si conosce il valore, l’importo totale è stato di EUR 141,66 miliardi (EUR 140,45 miliardi considerando solo le transazioni con valore conosciuto superiore a EUR 10 milioni). Proiettando questo valore sull’intero campione degli eventi di liquidità, si può stimare un flusso totale di circa EUR 300 miliardi per il periodo considerato.
I dati hanno anche evidenziato il dinamismo e, allo stesso tempo, l’attrattività dell’imprenditorialità italiana. Infatti, se si sposta l’attenzione sugli 853 eventi di liquidità con valore conosciuto e sopra la soglia ritenuta rilevante di EUR 10 milioni, il valore mediano delle transazioni è stato di EUR 33,7 milioni. Di queste, più del 90% delle imprese erano non quotate e più del 40% avevano tra 20 e 50 anni di vita, operanti principalmente nel nord ovest, con la Lombardia in testa grazie a più di 300 transazioni con valore conosciuto.
Quasi la metà delle imprese erano dedite principalmente all’attività manifatturiera. Si trattava spesso di PMI - il motore e la spina dorsale dell’economia italiana - con un attivo di bilancio inferiore a EUR 50 milioni, dove la titolarità era nel 57% dei casi nelle mani dei membri di una stessa famiglia. Nel 14% dei casi la titolarità era condivisa tra diverse famiglie, e nel 29% dei casi apparteneva ad un unico imprenditore.
Il flusso totale di EUR 300 miliardi ha creato un importante valore aggiunto per il paese, rappresentando una risorsa per la riallocazione in nuove iniziative, startup innovative, PMI e nuovi investimenti nell’economia reale.
Supportando i nuovi investitori nell’allocazione ottimale delle risorse, si viene a creare un circolo virtuoso
Supportando i nuovi investitori nell’allocazione ottimale delle risorse , si viene a creare un circolo virtuoso in cui i flussi risultanti da queste transazioni vengono nuovamente iniettati nel mercato sotto forma di investimenti in nuove idee e progetti, generando un impatto positivo tanto sull’economia reale quanto sui mercati finanziari.
Le imprese familiari italiane rappresentano una delle classi imprenditoriali più dinamiche e innovative al mondo. Gli investitori, in particolare i fondi di private equity, lo sanno bene e spesso giocano un ruolo chiave negli eventi di liquidità. L’analisi di chi ha investito nelle imprese italiane evidenzia che più della metà degli acquirenti (437) erano società, in pari misura italiane o estere. In generale, i fondi di private equity hanno avuto un ruolo centrale negli eventi di liquidità delle imprese familiari in Italia, dove hanno partecipato in almeno 179 casi.
Il numero totale delle transazioni di buyout effettuate in Italia tra il 2013 e il 2022 dai fondi di private equity ha superato i 1000 investimenti (includendo le transazioni con valore conosciuto e quelle con valore non conosciuto) e l’analisi conferma che le imprese familiari rappresentano un pool importante per l’origination delle risorse. Inoltre, per i fondi di private equity che hanno acquisito le azioni detenute dalle famiglie negli eventi di liquidità, il valore medio del tasso interno di rendimento (IRR ) annuo, una misura della redditività dell’investimento nel tempo, è stato del 36,23%, rispetto all’IRR mediano del 29,08%.
Ripartizione del campione delle impresea seconda della proprietà
Fonte: Politecnico di Milano, Pictet Wealth Management, Liquidity event nelle aziende di famiglia italiane, marzo 2023
Considerando che, secondo i dati calcolati da KPMG e dall’AI FI, tra il 2017 e il 2021 l’IRR medio aggregato del mercato di private equity in Italia è stato tra il 12,5% e il 32,1%, questi investimenti chiaramente hanno generato rendimenti molto competitivi. Acquisendo partecipazioni in imprese familiari con solide proposte per la loro attività principale, i fondi di private equity possono quindi aiutarle a crescere e ad organizzarsi in un modo più strutturato.
Inoltre, i capitali liberati dagli eventi di liquidità sono un flusso importante di nuove risorse in Italia, che si riversa nell’economia del paese. Quindi, gli eventi di liquidità di successo, assistiti da professionisti specializzati nel wealth management, possono creare opportunità sia per il paese nel suo complesso che per i venditori.
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