L’emergenza sanitaria lascerà il segno, e a lungo

L’emergenza sanitaria lascerà il segno, e a lungo

Tutti gli shock globali lasciano un segno. La pandemia di Covid-19 avrà effetti sconvolgenti al pari delle crisi degli anni ’70, ’80 e 2000. I business model verranno ripensati, le abitudini dei consumatori trasformate, le leggi e i regolamenti riscritti.

Gli investitori non avranno vita facile. Nei prossimi cinque anni le loro fortune saranno in parte determinate dagli stimoli senza precedenti varati dai governi e dalle banche centrali.

Dopo aver immesso nel sistema un volume di liquidità pari al 14% del PIL mondiale nel 2020, le autorità monetarie punteranno a stabilire un tetto massimo per i rendimenti obbligazionari, invertire il trend delle pressioni deflazionistiche colmando gli output gap creatisi durante la crisi, e quindi sostenere la crescita. I vari istituti dispongono di numerosi strumenti atti a mantenere una politica monetaria accomodante ancora a lungo.

I mercati obbligazionari scontano già ampiamente questa prospettiva, quindi agli investitori del reddito fisso resta solo un modesto potenziale di rialzo a fronte di molteplici rischi di ribasso in caso di successo delle misure attuate e aumento di crescita e inflazione. Quanto detto vale soprattutto per le obbligazioni governative. I tassi di interesse reali negativi dovrebbero tuttavia favorire la sovraperformance dei bond protetti contro l’inflazione. 

Gli investitori fixed income in cerca di asset con valutazioni interessanti in grado di generare reddito dovrebbero guardare al debito emergente in valuta locale, soprattutto ora che le divise dei Paesi emergenti sono sottovalutate.

Nei prossimi cinque anni, anche le azioni potrebbero offrire rendimenti inferiori rispetto all’ultimo decennio. In questa fase del ciclo le valutazioni sono onerose, la crescita economica sarà debole e i margini societari restano sotto pressione a causa delle misure governative poco favorevoli alle imprese. 

Prevediamo una minore divergenza in termini di rendimenti azionari a livello di Paesi e regioni, ma anche una sottoperformance degli Stati Uniti. 

Le azioni USA scambiano a premi record in una valuta onerosa – nei prossimi anni è atteso un indebolimento del biglietto verde – in un periodo in cui la crescita locale potrebbe decelerare sino a raggiungere il passo delle altre economie avanzate. 

Crediamo che i titoli azionari di Europa e Asia emergente conseguiranno performance migliori, a partire dal mercato cinese. 

La relativa solidità dell’Asia potrebbe emergere soprattutto in ambito tecnologico, un’area in cui la regione sembra essere pronta ad assumere il ruolo di leadership finora ricoperto dagli USA. Tecnologia, beni di prima necessità e sanità, tre settori relativamente ben capitalizzati e con una generazione di cassa positiva, potrebbero registrare le performance più consistenti sul fronte azionario. 

Nei prossimi cinque anni, per assicurarsi rendimenti reali allettanti gli investitori dovranno mettere da parte il tradizionale portafoglio bilanciato e rafforzare le posizioni su mercati emergenti, strumenti alternativi, TIPS e strategie a rendimento assoluto. 

Solo così potranno sperare in un rendimento reale del 5% annuo. Si tratterebbe di risultato dignitoso alla luce dell’elevata incertezza attuale e della base di partenza”.

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