“Offrire ai clienti retail i rendimenti dei mercati privati”

La sfida di Pictet: «Offrire ai clienti retail i rendimenti dei mercati privati»

Per il numero uno del gruppo svizzero De Planta occorre creare soluzioni ad hoc per permettere anche ai risparmiatori di investire su società di valore che non si trovano sui mercati quotati.

«Dalle Borse non possiamo sempre aspettarci guadagni a due cifre, e se abbiamo di fronte un anno con un rendimento a una sola cifra non credo ci si debba preoccupare». Renaud De Planta non si perde certo d’animo di fronte agli episodi di volatilità sui mercati che hanno caratterizzato le ultime settimane. Il gruppo Pictet, del quale è il senior managing partner, ha visto del resto nel 2021 crescere il reddito operativo del 13% rispetto all’anno precedente e soprattutto aumentare del 15% il patrimonio in gestione o amministrazione fino a un massimo storico di 698 miliardi di franchi svizzeri. Un risultato che si lega in primo luogo alle performance dei mercati che si sono riflesse sui prodotti, ma anche agli altri due principali elementi distintivi della società elvetica: l’offerta e il servizio per i clienti.

Perché siete così fiduciosi sulle Borse?

Una contrazione dei multipli di valutazione, per esempio del rapporto prezzo/utili, a causa dell’aumento dei tassi di interesse è da mettere in conto e sta già avvenendo. Ma l’economia è ancora solida e forte, quindi ci aspettiamo che gli utili delle aziende possano comunque aumentare del 10%-12% e compensare l’effetto precedente. Non escludiamo certo che ci sia volatilità per l’instabilità connessa a politica monetaria, rischi geopolitici ed evoluzione della pandemia, ma se ci riparliamo tra un anno mi aspetto di trovarci di fronte a un azionario globale comunque leggermente più alto, con un rendimento positivo a una cifra, probabilmente intorno o poco sopra al 5%.

E per l’obbligazionario?

Nei prossimi due o tre anni è probabile che i prodotti tradizionali incontrino delle difficoltà per l’aumento dei tassi, ma se un gestore può offrire dei fondi obbligazionari duration neutral in grado di trarre vantaggio dai movimenti tattici dei mercati, degli spread e delle valute, ci sono buone opportunità di generare rendimento e raccogliere nuovi flussi.

Si riferisce a qualcosa in particolare?

Vi sono prodotti absolute return che neutralizzano l’effetto della duration, ma potrebbero tornare in auge anche fondi obbligazionari a breve termine o monetari. Penso poi che l’aumento dei tassi possa creare un po’ di stress sul mercato del credito corporate e in un contesto simile investire long/short in bond societari potrebbe essere interessante. In Pictet abbiamo anche un team specializzato in situazioni stress and distress nel mercato Europeo, una nicchia di specializzazione nel reddito fisso in grado di offrire buoni rendimenti nei prossimi tre anni.

Renaud de Planta has been Senior Managing Partner of the Pictet Group since 1 September 2019 and a Managing Partner of the Pictet Group since joining Pictet in 1998.

Non crede che i risparmiatori siano preoccupati di questo nuovo contesto e meno propensi a prendere rischio? 

La volontà degli investitori di passare a fondi azionari ad alto rischio sarà più modesta rispetto agli ultimi due anni. Ma la mia esperienza, parlando con i clienti tutti i giorni, è che molti si rendono conto che le performance che abbiamo visto l’anno scorso non possono essere replicate in futuro e sono diventati più esperti ed evoluti. Per loro ci sono anche soluzioni interessanti e decorrelate sui mercati privati, dove Pictet investe ormai da 35 anni selezionando i migliori gestori di real estate e private equity e più di recente anche creando un team interno che investe direttamente in Europa in questi due mercati illiquidi. 

Crede che questo tipo di investimento sia adatto anche ai clienti retail?

I private asset sono più rischiosi, meno liquidi, e richiedono un maggior livello di educazione finanziaria. Anche per questo crediamo che gli individui più facoltosi (high net worth) e gli istituzionali continueranno a rappresentare la maggior parte della comunità finanziaria che investe in private equity e real estate. I piccoli investitori hanno poca familiarità con il concetto di minore liquidità, visti però i livelli dei rendimenti obbligazionari è naturale che anche loro siano alla ricerca di extra rendimento e siano quindi oggi interessati ai private market. La vera sfida è quindi dare anche al retail la possibilità di partecipare alla crescita dei mercati illiquidi per avere accesso alle stesse opportunità di rendimento dei grandi investitori. È tra l’altro attraverso questi, piuttosto che investendo sui mercati pubblici, che oggi si può paradossalmente accedere con maggiore facilità alle società ad alto potenziale. 

L’inarrestabile avanzata dei mercati privati rappresenta per molti addirittura una minaccia per gli stessi listini quotati, lo pensa anche lei?

Quando parliamo con imprenditori, manager e soci di aziende emergono alcune problematiche relative ai public market quali l’eccesso di regolamentazione, le politiche di remunerazione e di incentivazione, compromessi con soci esterni e con il mercato che alla fine spingono a non quotarsi e a rimanere società private. Sta ai regolatori ragionare su come farli rimanere mercati interessanti per gli imprenditori e per le aziende. Ma la questione è un’altra.

Quale?

Il fatto che tante società preferiscano oggi rimanere private comporta una maggiore difficoltà per i clienti retail nell’accesso a tante aziende potenzialmente interessanti. Occorre quindi creare soluzioni ad hoc per permettere anche a questo segmento di clientela di investire su società di valore che non si trovano sui mercati quotati.

Intervista pubblicata su Il Sole24Ore, 17 febbraio 2022.
©2022, Maximilian Cellino, Il Sole24ore
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